di Luciano Fiorani

L’assemblea del Comitato “Res publica” ha mantenuto quello che aveva promesso: discutere liberamente dei problemi della città e avanzare idee e proposte su cui impegnare la prossima amministrazione. E’ stata un po’  un’azione di supplenza a quello che avrebbero dovuto fare da un bel pezzo i partiti (Sel escluso, perchè le sue assemblee e le sue proposte le ha già fatte). Ma proprio due rappresentanti di Sel (Laurini e Patrizi) hanno abbandonato la sala (probabilmente irritati) durante l’introduzione di Paolo Miccichè,  quando ha chiesto al  partito di Vendola di dichiarare i punti irrinunciabili del suo programma. Tomamso Provvedi e Luca Scaramelli in  precedenza avevano spiegato il senso dell’iniziativa, un’occasione per cominciare a pensare in maniera coerente il futuro della città e di conseguenza un’amministrazione convinta e capace di puntare su un’idea di rilancio per il paese.

Dai molti interventi  è emersa chiara la necessità di un taglio netto con l’esperienza passata. Un’esperienza caratterizzata in larga misura da spese folli e senza senso e soprattutto senza il coinvolgimento della popolazione. Spese e realizzazioni, soprattutto quelle più costose (si è molto parlato del nuovo stadio, e anche di pensilina) che non solo non hanno prodotto alcunchè ma lasciano al paese preoccupazioni finanziarie e di gestione. E’ risultato chiaro che la trasparenza non è un capriccio ma una necessità, perchè non solo è una pratica corretta ma può risultare l’unico antidoto ai capricci di chi amministra.

Si è parlato naturalmente di Piano strutturale rimarcandone le contraddizioni e gli ingiustificabili ritardi. Ma pure questo aspetto è stato declinato al cosa serve per la città che Chiusi vuol diventare. In molti hanno insistito sulla vocazione “logistica” del paese sia per quanto riguarda turismo e cultura sia come centro servizi per un’area vasta. E’ questo, è stato detto, il terreno su cui lavorare e su cui coinvolgere tutti i settori dell’economia locale.  La riflessione sulle scelte del passato (anche remoto) ha avuto come filo conduttore  il cosa ci resta oggi di quelle decisioni ed è emersa chiaramente la mancaza di un disegno, di un’idea unificante. Discorsi nuovi per Chiusi, che andranno sviluppati e il Comitato si è ripromesso a breve una nuova iniziativa su temi più circoscritti.

E la politica partitica? Ci sono stati accenni, ma non è stato il piatto forte della serata. Sfiorate appena le roventi polemiche di questi giorni, l’attenzione è stata posta sulla “soluzione politica” dell’impasse del Pd. Alcuni hanno lasciato chiaramente intendere che si profila un commissariamento da Siena con la ricerca di un nome nuovo per il candidato a sindaco. Benicchi e Zazzaretta senza alcuna reticenza hanno parlato delle divisioni del partito ma soprattutto hanno sottolineato come le molte indicazoni che erano venute dagli interventi prcedenti erano comprese o facilmnente raccordabili con il “Documento dei 16″.  Ai due e più in generale all’ala rinnovatrice del Pd è stato chiesto maggiore coraggio nel cercare alleati anche fuori dal partito, sia nella coalizione che stenta a formarsi che tra i cittadini. Attraverso anche posizioni nette, come ad esempio sulla lettera minatoria di Ceccobao e non solo sulla conta interna al partito. 

L’indicazione  della serata sotto questo aspetto è stata chiara,  o si rompe con uomini e metodi del passato o diventerà sempre più complicato anche per una coalizione di sinistra governare una città contro ampie sacche di società delusa. Il Comitato ha annunciato che il suo ruolo, oltre che quello di proposta sarà di controllo e la forma organizzata serve a questo scopo. Rifondazione, con l’intervento di Peppicelli è sembrata quella più in sintonia con gli umori della platea non solo per l’apprezzamento di molte delle questioni affrontate ma perchè è sembrata una forza decisa e non disposta a rinunciare ad un profondo cambiamento nel modo di essere dell’amministrazione comunale.  

Qualcuno è rimasto deluso, perchè si aspettava il lancio di una nuova lista civica. Non era lo scopo dell’incontro, anche se tra i presenti è circolata più volte una battuta: “Se le cose dovessero prendere una brutta piega,  per mettere in campo una lista civica bastano quindici giorni”.