di Stefano Marcantonini

Ho partecipato volentieri all’assemblea dell’altra sera. E avrei anche voluto contribuire sia alla discussione che a margine della serata ma lamia influenza mi ha consigliato di andare a dormire, anche perché la lista degli iscritti a parlare era troppo lunga.

Ho apprezzato molti degli interventi e la volontà della maggioranza di non scadere nelle solite questioni relative alla situazione dei partiti e su tutti, il passaggio di Provvedi relativo al “basta schifarsi della politica” è tra quelli che maggiormente ho apprezzato. Non sono solito girare intorno al problema quindi questo è ciò che penso: quello che è avvenuto nell’ultimo anno è assolutamente importante.

Cercando di andare in senso ordinato: a maggio del 2010 nasce un blog. Da prima in sordina, poi con sempre maggiore partecipazione. Inizia a pungolare l’attività dell’amministrazione a quel punto senza il suo sindaco eletto e innesca nella popolazione una discussione su molti temi fino a quel momento mai vista, almeno negli ultimi dieci anni. A ottobre nasce un nuovo partito, Sinistra Ecologia e Libertà che presenta subito un programma e ne chiede la discussione ai vari tavoli politici, innescando un forte interesse tra la cittadinanza soprattutto quella orfana di una rappresentanza a sinistra. Nel partito di maggioranza si avvia una discussione interna dove una larga fetta della dirigenza chiede una forte discontinuità con il passato oltre che una condivisione degli atti e delle decisioni interne al partito, arrivando come è noto ad un documento in contrapposizione con quello della segreteria. In mezzo a questo c’è stato la nascita di una lista civica trasversale, la pubblicazione di documenti relativi ad alcuni atti sconosciuti, azioni di opportunità politica a mezzo stampa, assemblee di cittadini come ieri sera etc.

Tutto ciò mi sembra già un fortissimo segnale di discontinuità con il passato. Si, perché, come è vero, la politica è fatta da politici e i politici non sono altro che persone, cittadini, elettori, ebbene ancor prima di una discontinuità a livello decisionale c’è bisogno di discontinuità a livello civile. E’ ovvio che si tratta di una banale coincidenza ma tutto ciò prende il via nel maggio del 2010, esattamente un mese dopo la dipartita del sindaco Ceccobao per incarichi diversi. Negli otto anni precedenti si è assistito ad un accentramento dei poteri come forse mai si era visto a Chiusi. Questo è dovuto solo alla volontà della politica o di qualcuno facente parte di essa oppure c’è anche una responsabilità di tutti noi? Io sono convinto della seconda ipotesi. Luca Scaramelli e anche Fiorani ieri sera hanno sottolineato come la colpa dell’esclusività del potere in mano di pochi sia tutta da ascrivere ai pochi stessi. Se questa è la convinzione allora a mio avviso vuol dire che domani potremmo nuovamente trovarci di fronte allo stesso problema.

Il sostenere che la politica fa schifo, e da essa allontanarsi, comporta la ripetizione del vissuto appena trascorso. In una situazione in cui i cittadini si scostano dalla politica, il potere che ad essa fa riferimento prospera. Quindi, quando Provvedi sostiene che si deve essere vicini alla politica, anche con forme come quella di ieri sera, dice una cosa indiscutibile e saggia, pur nella sua semplicità. E’ importante analizzare ciò che, come cittadini, può essere ascrivibile alle nostre responsabilità nella deviazione che l’amministrazione a Chiusi ha preso negli ultimi anniIn questo ultimo anno è stato tracciato un solco circa la permeabilità che la cittadinanza può avere nelle decisioni degli aspiranti governanti, siano essi partiti o persone ed è quindi questa la strada da seguire, senza abbandonare il campo dopo le elezioni ma iniziando proprio dal giorno dopo a costruire insieme la Chiusi del futuro.

Sono convinto che ciò che è successo e sta succedendo nei paesi del Maghreb rappresenti una svolta epocale dalla quale dobbiamo tutti trarre un insegnamento che si ricollega alla questione di cui sopra: il potere reale è sempre nelle mani dei popoli. Io cittadino delego te a rappresentarmi nelle sedi opportune e ti do pieno mandato sulla base di regole democratiche e sancite da una costituzione. Sempre io deciderò se confermarti allo scadere o se mandarti a casa e sempre io saprò farti cadere nel momento in cui il tuo interesse prevarrà su quello coletttivo. In questo Rousseau deve per forza averci insegnato qualcosa.

Ieri sera ho sentito in alcuni il richiamo a quanto espresso sopra e ho anche sentito un Consigliere Comunale zittire certe teorie attribuendole a pura utopia. Tale affermazione, lo ripeto, è pericolosa quando è un semplice cittadino a pronunciarla ma quando a pronunciarla è un Consigliere Comunale, cioè uno eletto dal popolo e deputato a far si che il potere non sia autoreferenziale, la richiesta è una soltanto: dimissioni immediate per inutilità manifesta.
Per le questioni di cui sopra
mi occupo di politica da circa dieci anni e spero vivamente che la magnifica esperienza di condivisione e partecipazione che ho vissuto in quest’ultimo anno insieme a tantissime persone di varie estrazioni non vada persa e invito tutte le persone di buona volontà a muoversi, scrollandosi di dosso tutti quei luoghi comuni sull’impegno civile che fanno solamente il gioco di chi vuole il cittadino ai margini per agire indisturbato.