Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Questo è l’ultimo comunicato degli “autosospesi” del Partito Democratico.

Da qualche giorno è più facile riconoscere chi all’interno del Pd lavora avanzando proposte programmatiche per cercare  una sintesi unitaria e chi invece tenta di sfuggire al  confronto  raccogliendo firme per le primarie, elezioni che sono già previste dallo statuto. 

In un momento delicato per il partito, in cui ci sono nodi politici e programmatici da sciogliere, è singolare che si pensi di risolvere tutto con una semplice “conta”  in barba ad ogni  chiarezza di contenuti programmatici.   Eppure, questioni che sono determinanti per il  futuro della città e per il suo sviluppo a partire dalle scelte urbanistiche, sono state proposte al dibattito in modo democratico  e trasparente nell’assemblea comunale attraverso un  contributo sottoscritto  dalla metà dei suoi componenti, nel quale metà partito si interroga se  il paese abbia davvero bisogno di “previsioni di espansione urbanistica a Querce al Pino contenute nel riavvio del procedimento del piano strutturale”.  Espansione che è del tutto in antitesi con le direttrici di sviluppo sin qui portate avanti.

L’unica risposta a  questa forte  sollecitazione al confronto è stata la persistente chiusura al dialogo da parte del segretario Giglioni, che ha indotto all’autosospensione un nutrito gruppo di dirigenti del partito,  tra i quali: 3 segretari di circolo su 5 e la metà dei componenti della segreteria comunaleAll’inspiegabile comportamento del segretario ha fatto seguito l’iniziativa della raccolta di firme, che in realtà appare come il  proseguimento di una campagna elettorale unilaterale avviata da mesi e praticata casa per casa, spesso a nome del partito (tutto?).

Dal  2 febbraio non vengono riuniti gli organismi  del PD, che di fatto è bloccato da prima ancora; che è praticamente assente dal dibattito nella società e non è riuscito ad rendersi protagonista di alcuna iniziativa pubblica, con l’aggravante che gli attesi forum tematici sono svaniti nel nulla.    

In assenza di momenti e luoghi di discussione come è possibile confrontarsi e giungere a sintesi condivise? Le primarie sono uno strumento previsto dallo statuto, quindi benaccetto  da tutti.  Resta però un grave  errore politico  sottovalutare così platealmente  l’opportuno impegno che restituisca  alla discussione sui contenuti e sulle priorità programmatiche agibilità e dignità politica. Occorre  predisporre  le migliori condizioni, infine, perché la coalizione  sviluppi un  lavoro  condiviso  che porti alla conferma di un progetto rinnovato per il governo della città.  Solo dopo appare logico procedere con gli strumenti più ampi e aperti possibili a scegliere il candidato sindaco. Quello a cui assistiamo è una fuga dal confronto, il tentativo di emarginare una parte del partito e  scaricare le responsabilità sul coordinamento provinciale che tutto potrà fare meno che imporre scelte che spettano comunque al PD di Chiusi.

Continuare ad alimentare  contrapposizioni,  senza per altro  entrare nel merito dei contenuti e  delle cose che vorremo fare, rischia sempre più di apparire agli occhi dei cittadini  un incomprensibile esercizio  per l’affermazione di aspettative personalistiche, lontane dai bisogni reali della città