di Luciano Fiorani

La storiella secondo cui, per avere servizi più decenti, l’unico modo, è mettere sotto pressione i lavoratori, comprimendone diritti e salari e, contemporaneamente, elargire a piene mani regalie e prelibati compensi a chi dirige, non sembra destinata a finire in tempi brevi. Lo schema non cambia di una virgola anche quando si tratta di imprese pubbliche, dove il “management”, il più delle volte, può solo vantare nel suo curriculum trascorsi politici, più o meno brillanti. L’ultimo caso, a noi vicino, è quello della Tiemme.

La nuova azienda pubblica dei trasporti su gomma, costituitasi il primo agosto, e in cui è confluito anche il ramo autobus di Lfi ha voluto subito mettere in chiaro i suoi programmi. Tagli ai diritti e agli stipendi dei lavoratori e aumenti per i dirigenti. Questo è quanto si sono sentiti proporre i sindacati fin dai primi incontri.. L’unico obbiettivo dell’azienda, denunciano i rappresentanti dei lavoratori, è quello di mettere le mani in tasca a chi lavora. Invece i famosi risparmi del nuovo piano di gestione, fanno sempre sapere i sindacati, sono stati già investiti nelle tasche dei dirigenti, molti dei quali ricoprono vari incarichi ed altri sono già in pensione. E si cita il caso Tra.in di Siena che, pochi giorni prima della fusione, avvenuta il primo di agosto, ha elargito premi ai quadri aziendali senza badare al nuovo raggruppamento e tanto meno ai tagli imposti dalla finanziaria. Insomma, è sempre la solita storia. Sacrifici per chi lavora e graziosi omaggi per chi dirige. E meno male che da queste parti al timone ci sono, da sempre, quelli che dicono di stare proprio dalla parte dei lavoratori!