di Maria Letizia Ceccuzzi

E’ così difficile? E’ veramente così difficile, come vogliono farci credere, riappropriarci di quello che è nostro? E’ ormai quasi impossibile, sul serio, “farsi dare indietro quello che gli avevamo prestato”?

Io non capisco. Basterebbe un po’ di buon senso per ammettere che quando una strada intrapresa non porta dove vorremmo basta cambiare direzione, fare anche dietro-front se serve. Non c’è niente di male.

Giochi, giochini, giochetti. Ho sempre creduto, da piccola, che le persone adulte avessero cose serie da trattare. Cresciuta, ormai da un bel po’, mi rendo conto che le priorità spesso sono ancora quelle espresse nella fanciullezza: se non si fa come dico io, mi riprendo la mia palla e vado a casa. Questo chiude tutte le discussioni.

E noi che rimaniamo senza pallone che facciamo? Allora proviamo a liberare la fantasia ed il coraggio: cambiamo gioco.

Ci sono sempre soluzioni diverse, alternative sensate se cercate nel gruppo e percorse collegialmente. Io non ci voglio credere fino in fondo che le cose non possano migliorare, che quella che oggi tutti chiamano “società civile” non abbia la forza di rendere ancora più vivibile la nostra realtà. Diamoci delle priorità e su quelle ragioniamo. Non ce lo nascondiamo: siamo stati fortunati, anzi dei privilegiati.

Siamo nati nella, forse, più bella parte della parte “giusta” del mondo. Riusciamo ancora ad avere una qualità della vita che quattro quinti della popolazione mondiale nemmeno è in grado di immaginare. Ma questo non ci consente ugualmente di tirarci indietro.

Sarò banale, ma vorrei lasciare a quelli che verranno dopo, un posto migliore di quello che ho trovato. Io il 18 ci sarò.