di Paolo Scattoni

Se una ventina di persone, alle due di notte, in spregio alle procedure previste dallo statuto (ma anche del buon senso), auto dichiarano di essere il PD di Chiusi e convocano le elezioni primarie, è forse venuto il momento di fermarsi e fare qualche considerazione.

Trent’anni fa il PCI contava circa 2000 iscritti. Un altro migliaio erano quelli di DC e PSI. Poi c’erano quelli di piccole forze degli altri partiti. Possiamo con buona approssimazione affermare che metà dell’elettorato del nostro comune militava ufficialmente in un partito politico. L’informazione politica locale era veicolata attraverso i partiti che dalle proprie posizioni di maggioranza od opposizione rappresentavano la mediazione fra società locale e governo delle istituzioni. Alle elezioni quel 50% dell’elettorato si mobilitava per convincere l’altra metà. Di solito le variazioni percentuali nei risultati del voto erano di poca entità.

Da allora è cominciato un processo prima lento, ma poi sempre più accelerato di cambiamento. Oggi il 50% degli iscritti è sceso al 5% dell’elettorato. La composizione stessa della popolazione è profondamente mutata. Circo il 15% dei residenti non ha nazionalità italiana. Alle elezioni amministrative (come alle europee) c’è un elettorato potenziale di circa l’8% (gli stranieri comunitari) che è sinora rimasto inespresso. E’ un a sorta di “oggetto misterioso” che vive accanto a noi e che non conosciamo.

Di fronte a queste grandi innovazioni molti dei vecchi metodi di gestione della politica sono rimasti gli stessi. Accanto a un legittimo senso di appartenenza si è sviluppato un forte senso di fazione. Il tutto però gestito all’interno di una elite (se la vogliamo chiamare così) di dirigenti. Così quel. 5% di iscritti ai partiti è diventato l’1% degli elettori che muovono le danze. Quell’uno per cento si riduce a uno zero virgola qualcosa quando si esprime nella ventina che si arrogano il diritto essere maggioranza e indicono addirittura le elezioni primarie, senza neppure aver detto sulla base di quale programma.

All’esterno c’è una popolazione che non capisce quello che sta succedendo. I più volenterosi, che magari vorrebbero partecipare (fra i quali vorrei annoverarmi) restano attoniti.

Eppure, oggi, il Partito Democratico è chiamato a svolgere un compito storico: opporsi e fare argine alla deriva di una democrazia drogata da un potere mediatico senza precedenti. Ormai l’attacco alla nostra Costituzione è più che evidente.

Sono convinto che questo grande compito storico può essere svolto se anche e soprattutto a livello locale il PD saprà dimostrare di essere una forza propulsiva capace di offrire contenuti nuovi accompagnati da comportamenti virtuosi. Partecipazione e trasparenza non possono essere soltanto slogan di maniera e allo stesso tempo vuoti di contenuti.