di Marco Fè

A due mesi dalle elezioni amministrative Chiusi attraversa una crisi politica e istituzionale che non ha riscontri a memoria d’uomo.

Il partito di maggioranza soffre il paradosso di essere stato commissariato per le divisioni interne e per non aver ancora ne’ un candidato ne’ un programma. Sedici membri dell’assemblea comunale si sono da tempo autosospesi ed il fatto la dice lunga sulla situazione del PD che sembrava essere monolitico ed avere un’egemonia incontrastata. Dagli altri partiti minori trapelano insofferenze, incertezze e divisioni.

Lo avevamo scritto alcuni mesi fa suscitando l’indignazione dei potenti di turno: il conflitto non è più come un tempo tra un partito e l’altro ma tra la casta dei politici che detiene e difende il potere e la popolazione. Manca il confronto, il dibattito, il dialogo e vengono meno la libertà e la democrazia.  Per tutto questo sono diffusi in tutti gli ambienti  sentimenti di delusione, scoraggiamento, pessimismo che diventa universale quando giungono le drammatiche notizie dalla Libia e dal Giappone.

Si rende sempre più evidente il fatto che dietro alla crisi politica ed economica c’è quella culturale e morale. Flebili voci si alzano a rivendicare una rivoluzione culturale che cambi il modo di pensare, che lo faccia più profondo e vero ma il più delle volte lasciano nell’indifferenza o, quando è peggio, vengono tacciate di idealismo e soffocate. Eppure nel cuore di ognuno arde ancora il desiderio di credere che il bene possa avere la meglio sul male, che l’autorità possa tornare ad essere considerata come servizio, la libertà e la democrazia prevalgano sul potere economico e gli interessi personali di pochi.

Ce ne siamo accorti nel plauso unanime che ha riscosso Roberto Benigni nel suo intervento al Festival di San Remo quando ha ricordato che l’ Italia è l’unico paese al mondo in cui la nostra cultura che, per dirla con Maritain, è classica, romana, cristiana, rinascimentale, ha preceduto l’istituzione dello Stato. Come è diffuso lo scoraggiamento così è diffuso questo sentimento di rinascita. C’è un fuoco che arde sotto la cenere dell’ipocrisia e dell’omologazione che non aspetta altro che essere acceso.

Proprio per questo è stato profetico e illuminato l’appello alla speranza e al risveglio delle coscienze che il nostro Vescovo ha gridato a tutti gli uomini di buona volontà all’inizio della Quaresima. Ed ha avuto la concretezza di indicare in una riscoperta della morale e in una “fede robusta” la via per vincere, dentro di noi, “l’indifferenza, il cinismo, il silenzio assopito e la paura”.

L’appello risuona particolarmente vero a Chiusi dove la Chiesa ha saputo creare, dal dopoguerra ad oggi, un’esperienza umana e cristiana singolare e straordinaria che ha informato tutte quelle realtà spirituali, culturali, sociali ed educative in cui si riconoscono, al di là delle differenti estrazioni partitiche, per lo meno due generazioni e che costituiscono l’originalità e l’anima buona della Città. Sotto la cenere dei compromessi, della spartizione del potere, degli squallidi intrighi dei potentati economici, cova il tepore di un fuoco buono che non si vede ma c’è. Grazie Eccellenza per avercelo ricordato ed averci invitato a farne scoccare la scintilla.