a cura di Giorgio Cioncoloni

Vorrei segnalare un’interessante raccolta di saggi brevi sulla democrazia, edita da Einaudi, intitolata “L’interesse dei pochi, le ragioni dei molti” a cura di Pier Paolo Portinaio e con una bella introduzione di Gustavo Zagrebelsky.

Gli scritti raccolti nel volume tracciano una storia ragionata della democrazia, con particolare riferimento al concetto moderno, ai presupposti tra le aspettative e le promesse mancate e ai rapporti tra la democrazia ed i poteri cosiddetti forti.
Molti passaggi mi hanno colpito per la loro attualità in riferimento alle recenti vicende politiche di Chiusi.

“Il tarlo che corrode la democrazia dall’interno, quando il suo principio vitale inizia ad affievolirsi, consiste in questa tendenza alla riduzione della cerchia del potere, dalla quale la stragrande maggioranza della popolazione resta esclusa, essendo convocata, quando le procedure democratiche formali sono attive, per lo più a scopo di ratifica e legittimazione, “da fuori”, di decisioni prese da altri pochi. Le condizioni attuali della vita politica, economica e culturale non fanno che accentuare la tendenza alla concentrazione. Invece, deve sottolinearsi il senso di frustrazione e d’impotenza che questa distanza alimenta, come conseguenza della principale delle “promesse non mantenute” dalla democrazia, la promessa di partecipazione alle decisioni pubbliche: scelta e controllo dei governanti, determinazione degli indirizzi politici, influenza diretta o indiretta sulle scelte collettive”.

Volendo vi si può trovare anche una traccia di soluzione:

“Poiché, infine, le oligarchie si formano nel segreto e si alimentano di segreto, democrazia è trasparenza e libertà di informazione. Una volta che queste condizioni siano adempiute, democrazia è l’onesta possibilità che, di tempo in tempo e regolarmente, cittadini liberi da ricatti, uguali e consapevoli esprimano la loro volontà e, se è il caso, si sbarazzino dei gruppi di potere che ne irretiscono la libertà pur se anche rispettando le regole d’una democrazia, ma d’una democrazia vuota, ridotta a convocazione di gente condizionata dal bisogno, non uguale, non consapevole”.