di Massimo Mercanti

Per un contributo al dibattito elettorale penso sia necessario uscire dagli schemi di un vecchio “campanilismo”. Non sono di Chiusi ma seguo il vostro vivace dibattito perché le problematiche sono le stesse di molti comuni amministrati “da sempre” dalle giunte di sinistra. Sono una persona di sinistra che conta come il due di picche in relazione alle scelte e ai programmi elettorali. Conto qualcosa in più (si fa per dire) nel momento che qualcuno confida nel voto e nella preferenza. Per quello che mi riguarda non ho mai disatteso le aspettative anche perché nel mio Comune non esistono opposizioni in grado di presentare un minimo di programma degno di essere quantomeno preso in considerazione. Quattro allocchi quattro che addirittura nei consigli comunali votano a favore della maggioranza o si astengono perché non hanno nulla da proporre di alternativo. Votare scheda bianca non mi darebbe il diritto (morale) di dire la mia nel caso me ne fosse data la possibilità.

Ma veniamo al dunque. Se escludiamo quello che sono le prerogative di una ordinaria gestione amministrativa, come quelle di realizzare parcheggi e marciapiedi e in genere dedicarsi ai servizi sociali, per quello che riguarda lo sviluppo economico più generale, non ha più senso fare delle scelte programmatiche nell’ambito dei confini comunali. Chi ha detto che ogni singolo Comune debba avere un’area di sviluppo produttivo di tipo artigianale o piccolo industriale, oppure di sviluppo abitativo di tipo residenziale come se non bastassero gli effetti nefasti di svuotamento dei nostri centri storici. Subendo le grandi trasformazioni della società, per anni siamo andati alla ricerca della famosa “vocazione” economica dei nostri paesi perdendo il senso dell’identità di singolo paese.

Più ci siamo dotati di strumenti “intercomunali” e più ci siamo racchiusi nei confini comunali all’ombra del proprio campanile. Tutti i paesi che costituiscono la bassa Valdichiana si sono dotati di Musei, Palazzetti dello Sport, di spazi pubblici da adibire a Teatri o attività ricreative. Si è dato il via alla riqualificazione dei centri storici e alla costruzione di parcheggi più o meno seminterrati. Tutte cose utili, legittime e indispensabili ma che non hanno contribuito ad evitare una crisi “territoriale” che trova la sua causa proprio nella mancanza del senso di “territorialità” nei nostri rappresentanti politici.

 C’è stata l’incapacità a concretizzare nella sua operatività quel concetto e metodo di analisi e governo del territorio nei cosiddetti processi dello sviluppo locale sostenibile o, in altri termini, a interpretare lo sviluppo locale in una prospettiva “territorialista”. Nell’affermare questo sò già quali possono essere le reazioni di coloro che sentono urtata la loro suscettibilità. Potrei rispondere che sono uno di quei tanti cittadini che guarda oltre le mura campanilistiche, a cui sta a cuore l’importanza strategica di una stazione ferroviaria come quella di Chiusi e che non può essere solo la realizzazione di una pensilina a renderla importante o a qualificarla nel contesto del corridoio dell’Alta Velocità.

Potrei essere preoccupato per lo stato di crisi in cui si trova una delle più importanti stazioni termali come Chianciano che in passato ha rappresentato un indotto occupazionale notevole per alcuni paesi come Cetona, oltre a rappresentare una significativa risorsa per il turismo termale. Potrei affermare che sono uno di quei tanti cittadini che hanno subito la “mediazione politica” (forse l’unica) per favorire la realizzazione del Monoblocco Ospedaliero, “traguardo di un lungo e faticoso processo di riorganizzazione sanitaria che ha investito l’intero territorio della Valdichiana senese” e che oggi sembrerebbe, secondo alcuni politici locali, trovare una soluzione di “smembramento dell’ospedale, dirottando molti servizi verso l’ospedale di Siena”.

Insomma mentre “la maggior parte degli studi territoriali di matrice socio-economica considera il territorio come un sistema dinamico di relazioni intersoggettive capaci di sedimentare risorse relazionali” tra le municipalità e non solo, le classi dirigenti politiche locali si rinchiudono nei battibecchi del proprio campanile a discapito di quel processo di “sviluppo territoriale diversificato, basato sulla valorizzazione sostenibile delle risorse materiali e immateriali presenti in un certo territorio”. Indipendentemente dai confini comunali o provinciali, l’incapacità di talune classi dirigenti politiche si nota anche nelle scelte programmatiche delle previsioni urbanistiche.

Colate di cemento nella zona di Querce al Pino o ampliamento della zona artigianale-industriale verso Cetona? E poi i “poliziani” si mettono a ridere se il Comune di Cetona porta i suoi cittadini a teatro con il pullman! Anche trovando le risorse economiche non si sognerebbe mai di realizzarne uno nel proprio paese! Eppure a Chianciano dopo aver visto la realizzazione del “Bruco” si è delusi per il “fallimento del palacongressi”.

Chissà se nel contesto di una dimensione federalista verrà in mente ai nostri politici locali di usare la “leva per gestire e rinnovare gli equilibri, mentre ogni membro opera per massimizzare la sua situazione senza essere d’ostacolo ad altri e senza essere ostacolato da altri.” Altrimenti la crescita armonica sarà solo una chimera. Ma il timore è quello che chi è egemone tenterà di fare di tutto per continuare ad esserlo ed impedire contemporaneamente che altri territori possano uscire dallo stato di subalternità. Se per la bassa Valdichiana deve essere nuova Primavera, per cortesia fate che inizi da Chiusi.