di Paolo Scattoni

L’istruzione tecnica e professionale ha rappresentato uno dei motori dello sviluppo di alcune nazioni europee. Lo è stato sicuramente per la Germania che su un’articolata organizzazione dell’istruzione superiore ha costruito la sua leadership industriale che oggi le può permettere di rispondere meglio alla crisi. Anche l’Italia ha goduto di una buona formazione tecnica e professionale. Gli economisti ci dicono che lo sviluppo della piccola e media impresa, vera e propria spina dorsale del nostro sviluppo, ha visto quali attori/innovatori proprio i diplomati delle nostre scuole tecnico/professionali.

Le imprese italiane lamentano oggi la perdita di qualità di queste scuole e la diminuzione dei diplomati. Purtroppo le “riforme” Gelmini non fanno che aggravare questa situazione. Diminuiscono i docenti e le ore dedicate all’attività di laboratorio. C’è una non nascosta strategia di “liceizzare” le scuole tecniche e professionali. Insomma una tendenza del tutto contraria a quello che invoca il mondo delle imprese.

A Chiusi la situazione è ancora più problematica. I corsi esistenti per ragionieri e geometri sono quelli che a livello nazionale hanno visto una drastica diminuzione di iscrizioni. A Chiusi le percentuali sono ancora più evidenti. Una tendenza analoga hanno subito i due corsi per elettricisti e meccanici.

La cosiddetta riforma Gelmini prevede due grandi categorie “tecnico/economico” e “tecnico/tecnologico”. All’interno di queste due grandi categorie però sono previsti diversi indirizzi. La domanda allora è la seguente: è possibile pensare a una trasformazione dei nostri corsi tecnici e professionali, una trasformazione che sia più vicina ai bisogni del tessuto produttivo locale? E’ possibile organizzare un confronto con gli imprenditori e i vari soggetti interessati (banche, sindacati, etc.) perché si possa delineare una formazione più rispondente alle esigenze locali?

E’ immaginabile che tentativi sporadici siano stati fatti, ma perché non trasformarli in un canale permanente? E’ anche importante che questa attività sia il più possibile pubblica affinché le scuole di Chiusi diventino finalmente un patrimonio sentito come proprio da tutta la cittadinanza