di Paolo Scattoni

Nel 1971, quasi quarant’anni fa, con una legge (la 326) si tentò di introdurre in Italia l’urbanistica commerciale. Prevedeva piani comunali con precise previsioni di nuovi negozi zona per zona. Per le grandi superfici di vendita (supermercati e ipermercati) era prevista una speciale autorizzazione regionale. Quel sistema di controllo assoluto e completo della rete commerciale era destinato a non durare. Bastarono pochi anni per dimostrare la difficile attuazione di un disegno del genere. Prima caddero i vincoli sulle piccole e medie superfici di vendita. Successivamente anche i vincoli posti per le grandi si attenuarono.

Se però il il controllo completo è impossibile, le conseguenze dell’assenza di indirizzi e vincoli ha spesso determinato situazioni talvolta assurde. Chiusi è una di quelle. Se consideriamo il nostro comune insieme a Po’Bandino, che per prossimità serve più Chiusi che non Città della Pieve, abbiamo una concentrazione di grandi superfici di vendita del tutto sproporzionata. Ci sono due hard discount (Lidl e Hurrà) e cinque supermercati (Coop, Pam, Famila e due SMA). Non è però finita qui perché a Po’ Bandino di fronte alla Lidl sono partiti i lavori per altre localizzazioni (si parla addirittura di un outlet). Intanto per il recupero dell’area dell’ex centro carni si prevedono spazi per altri supermercati.

Ha davvero un senso tutto questo? Sembra che per le grandi superfici di vendita i capitali si trovino sempre. Forse anche questo è un buon tema per un programma elettorale.