di Paolo Scattoni 

Lavoro all’università. Molti, anche a Chiusi, mi chiedono che cosa sta succedendo e perchè i corsi non sono ancora iniziati. Il discorso è complicato. I professori universitari veri e propri (ordinari e associati) chiamati per legge a svolgere la didattica non sono più sufficienti. Di norma hanno un carico-didattica di due corsi all’anno che difficilmente può essere aumentato. Vi sono poi i ricercatori che per legge “possono”, ma non sono obbligati, a svolgere attività didattica. Da qualche anno tengono corsi anche esperti della materia non di ruolo, i cosiddetti docenti a contratto.

L’innesco della crisi è stata determinata dai ricercatori, il cui ruolo, nella riforma universitaria in discussione, è cancellato. Quello dei ricercatori diventa un ruolo ad esaurimento. Da qui il rifiuto di assumere impegni didattici. Una soluzione all’italiana sembrava a portata di mano: i ricercatori si impegnavano di nuovo nei corsi in cambio di un aumento salariale. La soluzione è stata però bloccata dal ministro del Tesoro. La legge Gelmini, già molto criticata per altri aspetti, sarà discussa (forse) a gennaio. Cosa succederà dunque nei prossimi giorni? Difficile prevederlo.

 La mia personale sensazione è che comunque l’orchestrina suoni imperterrita la stessa musica senza che nessuno si preoccupi che il Titanic stia per affondare. Nell’arco di dieci anni l’attuale personale docente sarà quasi tutto in pensione e la sostituzione è quasi inesistente. La legge Gelmini prevede altri meccanismi di reclutamento, ma ci vorrà molto tempo prima che sia a regime (ammesso che venga approvata). E’ l’università pubblica che rischia di scomparire. Nel frattempo si stanno riconoscendo molte università private. Un’istituzione che è stata sostanzialmente pubblica diventerà privata? Con quali garanzie per le famiglie a basso reddito?

Di fronte a questo disastro forse è venuto il momento di ripensare tutto. Stiamo vivendo la cosiddetta terza rivoluzione industriale, cerchiamo di capire come ne potrebbe essere investita la formazione universitaria e post secondaria in generale. In questo nuovo corso le realtà periferiche come la nostra (dal punto di vista della ricerca e dell’innovazione) dovranno invece rivendicare un ruolo.