di Luciano Fiorani

L’innaturale scadenza elettorale non su tutti ha avuto un identico impatto. Ieri un ragazzotto si vantava: “A me delle elezioni importa il giusto”, cioè niente. Il povero (in tutti i sensi) ragazzo, naturalmente non immagina che l’esito elettorale avrà, in ogni caso, delle ricadute concrete anche sul suo quotidiano vivere. Ma c’è chi naturalmente questo lo sa benissimo e non si limita ad osservare quello che accade. Ci riferiamo a quelli che possono essere chiamati i “grandi elettori”: istituzioni, associazioni e cittadini più uguali degli altri.

In certi ambienti le elezioni ce l’hanno ben impresse nel dna. Sanno che sono un momento importante perché potrebbero spostare gli equilibri del potere e quindi quelli economici. A Chiusi la stella del Pd brilla sempre meno, ma in assenza di un sussulto della società civile sembra destinata a rimanere il pianeta di riferimento, quello intorno a cui tutto gira. E allora resta ancora quello il campo di gioco su cui i “grandi elettori” si cimentano. Con un occhio a Chiusi e uno a Siena, perchè è sempre colà che si vuole e si puote. E attenti anche a non spingersi mai troppo in là, perchè si può anche perdere una battaglia ma poi, a giochi fatti, tutti sullo stesso carro, quello del vincitore.

Ma chi sono a Chiusi i “grandi elettori”? Indubbiamente la banca locale, la Chiesa, le associazioni economiche, la massoneria, l’Auser, singoli cittadini facoltosi e influenti. Per questi centri di potere non è certo indifferente che vinca l’uno o l’altro. Veniamo da otto anni di pax ceccobaiana condita con i milioni della Fondazione del Monte. Un periodo che sembra aver messo tutti d’accordo, ma che ha finito per fiaccare oltre ogni limite la città. Ora gli scenari sono cambiati e occorre riposizionarsi, e qualcuno lo ha fatto per tempo puntando sul naturale erede di Ceccobao, l’assessore Scaramelli. Ma il frenetico presenzialismo dell’assessore pare cominci a creare qualche attrito anche nella giunta. Se la Chiesa (almeno quella dello scalo) e la banca sembrano aver già fatto la loro scelta, altri ambienti influenti non sono così sicuri sulle capacità e soprattutto sul polso fermo di Scaramalli e si stanno ancora guardando intorno.

Che i centri di potere influenzino le elezioni è ampiamente risaputo e, alla fin fine, accettato come fatto normale. Se però non c’è il dovuto contrappeso di una opinione pubblica informata e partecipe spesso finisce che le decisioni che contano vengano assunte in pochi circoli ristretti e riservati. E questo naturalmente non è un bene. In questa tornata elettorale, il ragazzo citato all’inizio, non sembra però rappresentare, fortunatamente, l’opinione delle giovani generazioni. E probabilmente solo da queste può venire quel sussulto che scuota la città. Anche perché i giovani dovrebbero aver capito che gli stanno scippando non solo il futuro, ma anche il presente.