di Luciano Fiorani

Per chi arriva a Chiusi con il treno e decide di fare un giretto per lo scalo o una visita al museo, c’è subito un primo ostacolo. Dove lasciare il bagaglio? In stazione c’è un casotto, il suo vero nome sarebbe locker, dove si dovrebbe poter lasciare i bagagli. Il guaio però è che non è in funzione, anzi, per la precisione, non è mai entrato in funzione. Le ferrovie, folgorate dall’automazione, una decina di anni fa decisero di sostituire nelle stazioni medio piccole il deposito bagagli vero e proprio con i lockers. Più economici e più funzionali (a disposizione del cliente a tutte le ore), si disse. Poi però ci fu l’attacco alle torri gemelle e, per ragioni di sicurezza, i lockers furono messi immediatamente fuori servizio. Ormai sono passati tanti anni e di ripristinare il servizio nemmeno se ne parla; siamo sempre sotto tiro o cosa? Sta di fatto che per chi viaggia è una bella seccatura.

Chiusi, una città di servizi. Lo propone Sel nel suo programma, lo ha chiesto il Pd con il questionario. Non è un’idea campata in aria. Per posizione e infrastrutture Chiusi è la naturale porta d’ingresso di un’area che è tra le più ricercate d’Italia. Un’area che va dal Trasimeno alla Val d’Orcia. E se questa sarà la nuova vocazione della nostra città è del tutto evidente che bisogna partire dalla stazione, attrezzandola in modo adeguato, anche con un deposito bagagli attivo (sia esso un locker o un deposito custodito). Immagini, come quella che abbiamo colto qualche tempo fa, di turisti che si aggirano per il paese con il bagaglio al seguito, dovrebbero farci capire che la “customer satisfaction”, da queste parti, non è certo al massimo.