di Giorgio Cioncoloni

Quello delle primarie è un falso problema perché esse avrebbero un senso solo se ci fossero dei “veri candidati” e non dei candidati scelti dagli organi ristretti del partito, spesso in base a logiche di pura spartizione del potere, solo per dare un’apparenza di democrazia, già sapendo chi sarà il vincitore. Dei “veri candidati” ci potrebbero essere solo se, come successo a Firenze, o a Montepulciano, all’interno del partito ci fossero una dialettica e una partecipazione tali da portare a diverse correnti di pensiero, a capo di ciascuna delle quali ci fosse un candidato.

Purtroppo così non è, nella maggior parte dei casi, perché il partito democratico non riesce più, o non vuole più, promuovere la partecipazione. Questo è il “vero problema” che porta come conseguenza principale l’impossibilità di avere un’ampia base all’interno della quale scegliere i candidati. E quindi la scelta, nel nome della “democrazia delegata”, si restringe ai pochi tesserati che, nella migliore delle ipotesi, sono il 2% degli elettori. E questo, se per i dirigenti costituisce un alibi, per gli elettori si trasforma addirittura in una colpa perché si dice loro che per pretendere di incidere sulle scelte del partito bisogna avere anche la forza di richiedere e poi di esercitare la partecipazione.

Però una classe dirigente responsabile, specialmente in occasione della scelta dell’amministrazione locale, che è il massimo atto di responsabilità politica, dovrebbe avere il coraggio di abbandonare gli alibi e i luoghi comuni e dare dimostrazione di una capacità di coinvolgimento che esca dall’ambito degli iscritti per abbracciare l’intero complesso degli elettori, all’interno del quale, attraverso momenti pubblici di incontro, individuare più candidati. Rimettendo poi, alcuni di questi, alla decisione delle primarie per la scelta del sindaco, e altri da utilizzare per la composizione della giunta e del consiglio comunale, sicuramente non meno importanti, anche se se ne parla di meno. In questo modo potrebbero provare ad ottenere un duplice risultato: recuperare quella fiducia nella capacità di gestire la politica, che ad ogni elezione diminuisce, e garantire al paese un’amministrazione adeguata a quelle che sono le sue effettive potenzialità. L’alternativa può essere solo un forte movimento di opinione come fu “Scegliamoci il Sindaco”, ricordato da Anna Duchini http://www.chiusinews.it/?p=3072. Ma forse erano altri tempi.