di Giorgio Cioncoloni

Leggendo su “la Repubblica” un articolo di Gad Lerner, relativo alle primarie per la scelta del candidato sindaco di Milano del centro sinistra, mi sono venute in mente alcune riflessioni che vorrei esporre ai frequentatori di chiusinews, senza alcuna pretesa se non quella di condividere con qualcuno qualcosa che sento dentro, nella speranza di non essere solo.
Nell’aria si respira passione civile, voglia di partecipare, in quella che da quasi vent’anni viene considerata la roccaforte inespugnabile del berlusconismo… sfida resa appassionante perché fra uomini nuovi ma conosciuti e rispettati, niente più soluzioni di ripiego da votare tappandosi il naso….Agli appuntamenti con i candidati hanno registrato la partecipazione migliaia di elettori, molti dei quali fino a ieri propensi all’astensione. Gli stessi comitati di sostegno alle candidature sono animati dall’impegno di giovani alla loro prima esperienza politica
rinascita di una democrazia dal basso che si nutre di partecipazione ed ascolto”.

Queste frasi, estrapolate dall’articolo, mi hanno fatto pensare che in fin dei conti è questo che noi chiediamo anche a Chiusi. Ma non solo per Chiusi, bensì anche per l’Italia. L’attuale degrado politico che regna nel nostro Parlamento, infatti, dovrebbe far sì che chiunque abbia un minimo di coscienza civile si senta obbligato a dare il proprio contributo per un tentativo di svolta politica. E i dirigenti politici, ad ogni livello, si dovrebbero sentire in dovere di stimolare questa coscienza civile. E’ dal basso, dai circoli di partito, dalle unioni comunali, che dovrebbe partire lo slancio per promuovere una partecipazione la più ampia possibile, che da ruscello si trasformi in piena dilagante grazie all’incontro di tutte le realtà territoriali. Solo così si può sperare di battere il berlusconismo che, anche se in agonia, è ancora ben lontano dalla fine perché sicuramente sopravvivrà a lungo ben oltre lo stesso Berlusconi. Le grandi vittorie del passato sono state ottenute sulla base di grandi speranze di rinnovamento e di partecipazione, poi naufragate per meschini giochi di potere. L’Ulivo, fatto fallire miseramente perché i consensi ottenuti da Prodi, che andavano ben oltre i consensi ai singoli partiti, furono utilizzati per eleggere D’Alema, che sicuramente quei consensi non avrebbe ottenuto in maniera diretta.

Il Partito Democratico, nato anch’esso per raccogliere consensi che andassero oltre quelli dei partiti costituenti, e mai decollato in questo senso, perché costituito in fretta, fondendo gli organismi dirigenti, senza che nessuno si sia preoccupato di farne recepire alla società gli aspetti positivi. Tante occasioni perse per creare e per mantenere quella coscienza civile di partecipazione che è l’unica arma su cui il centro sinistra può contare per tornare a governare. E nonostante tutto continuiamo a sprecare le migliori occasioni, tra le quali le elezioni amministrative, che sono quelle che più possono coinvolgere direttamente i cittadini, a causa dell’ottusità di una classe politica che non riesce a vedere al di là del singolo avvenimento e che si barrica dietro l’orgoglio di partito per avocarsi un diritto che lo stesso statuto del partito, all’art. 1, paragrafo 2, concede a tutti gli elettori: “Il Partito Democratico affida alla partecipazione di tutte le sue elettrici e di tutti i suoi elettori le decisioni fondamentali che riguardano l’indirizzo politico, l’elezione delle più importanti cariche interne, la scelta delle candidature per le principali cariche istituzionali”. Per quanto tempo ancora dovremo evidenziare l’aumento, ad ogni tornata elettorale, della diminuzione dei votanti senza pensare che quella è la vera sconfitta e che, con una maggiore visione democratica, potrebbe trasformarsi in vittoria? Per quanto tempo ancora le roccaforti del centro sinistra assomiglieranno a quelle roccaforti del berlusconismo citate da Gad Lerner nel suo articolo?