Questo mese segnaliamo l’ultimo libro di Nando dalla Chiesa, da pochi giorni in libreria, La convergenza, edito da Melampo. Ne riportiamo un brano dalla prefazione.

“La prima volta che il concetto di “convergenza” fece ufficialmente il suo ingresso nell’analisi giudiziaria del fenomeno mafioso fu in occasione dello storico maxiprocesso di Palermo…“Convergenza di interessi” scrissero i giudici istruttori. Convergenza di interessi confermarono i pubblici ministeri. Convergenza di interessi ribadì la Corte d’Assise. Per dire che quei delitti non sarebbero stati compiuti dall’organizzazione criminale se non fossero state assicurate preventivamente coperture operative e giudiziarie da parte di esponenti politici e/o istituzionali, interessati per proprie ragioni alla eliminazione di determinati protagonisti della lotta alla mafia…

Da allora il contesto politico-istituzionale è molto cambiato. Ed è cresciuta anche la capacità di cogliere e descrivere le sintonie tra mafia e società. È diventato così sempre più evidente come vi sia un’altra forma di convergenza. Più ampia, più generale, più sistematica, che può anche escludere patti inconfessabili con le organizzazioni mafiose. Non l’accordo per un delitto, dunque. E nemmeno l’intesa consapevole per soddisfare reciproci interessi. Ma l’incontro oggettivo che può nascere da un comune interesse, di mafia e partiti o leader politici, ad avere una giustizia più debole, magistrati meno autonomi, un’informazione più asservita, un senso dello Stato più precario, sistemi di valori più funzionali all’esercizio dell’illegalità.

È una convergenza che per la sua qualità politica e intellettuale non si può portare in tribunale. Ma che ha lo stesso effetto micidiale (talora perfino più dirompente) della prima. Agisce sulle leggi, sui comportamenti e sui valori, creando per la mafia un ambiente più ospitale e comprensivo. Moltiplicando le premesse dei delitti. Le due convergenze (il coinvolgimento diretto in una specifica strategia criminosa o di scambio di favori e la comunanza oggettiva di princìpi e orizzonti) si sommano, sconvolgendo le regole su cui si reggono lo Stato e la democrazia. È questo lo scenario che si staglia davanti all’osservatore odierno.”

Ed è questo il tema che ha originato il libro che descrive come la Lega ha consegnato la Lombardia ai clan calabresi, come la sinistra fa leggi che servono alla mafia e la destra offre alla mafia il regalo più grande: l’aggressione al senso dello stato.