a cura di Anna Duchini

Questo mese segnaliamo il libro, Paesaggio Costutizione Cemento di Salvatore Settis, edito da Einaudi.

In una recente intervista a L’Espresso il professor Settis denuncia la paradossale situazione italiana: Siamo il paese con lo sviluppo demografico più basso d’Europa e con il consumo di territorio più elevato. Per ogni nuovo nato stiamo costruendo 40 appartamenti.

Nel libro spiega perchè “I danni al paesaggio ci colpiscono tutti, come individui e come collettività. Uccidono la memoria storica, feriscono la nostra salute fisica e mentale, offendono i diritti delle generazioni future. L’ambiente è devastato impunemente ogni giorno, il pubblico interesse calpestato per il profitto di pochi. Le leggi che dovrebbero proteggerci sono dominate da un paralizzante ‘fuoco amico’ fra poteri pubblici, dai conflitti di competenza fra Stato e Regioni. Ma in questo labirinto è necessario trovare la strada: perché l’apatia dei cittadini è la migliore alleata dei predatori senza scrupoli.

E’ necessario un nuovo discorso sul paesaggio, che analizzi le radici etiche e giuridiche della tradizione italiana di tutela, ma anche le ragioni del suo logoramento. Per non farci sentire fuori luogo nello spazio in cui viviamo, ma capaci di reagire al saccheggio del territorio facendo mente locale. La qualità del paesaggio e dell’ambiente non è un lusso, è una necessità, è il miglior investimento sul nostro futuro. Non può essere svenduta a nessun prezzo. Contro la colpevole inerzia di troppi politici, è necessaria una forte azione popolare che rimetta sul tappeto il tema del bene comune come fondamento della democrazia, della libertà, della legalità, dell’uguaglianza. Per rivendicare la priorità del pubblico interesse, i legami di solidarietà che sono il cuore e il lievito della nostra Costituzione.”

Salvatore Settis, insigne archeologo e storico dell’arte ha diretto il Getty Research Institute di Los Angeles e la Normale di Pisa. Nel 2008 si pronuncia in modo esplicito contro la politica di tagli indiscriminati all’Università promossa dal governo Berlusconi sulle pagine dei quotidiani La Repubblica e Il Sole 24 ore, fatto che lo porta, nel febbraio 2009, a dare le dimissioni dalla presidenza del Consiglio Superiore dei Beni Culturali, dovute soprattutto al desiderio espresso dal neo-ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi che egli non criticasse la linea del governo. Le sue opere sono tradotte in dodici lingue.