di Claudio Provvedi

Ho molto apprezzato le dichiarazioni di Marco Nasorri su “La Nazione”. Durante il suo mandato di segretario del PD, nella pur breve storia del partito, mi aveva dato l’ impressione di un certo grigiore burocratico, ma le persone vere si vedono nei momenti decisivi. Sono quelle che se dicono o pensano qualcosa ci mettono la faccia. E questo è un momento decisivo per la storia del PD di Chiusi. Partito che in definitiva ha un solo potere: quello di concedere il proprio nome e il simbolo a chi vuol fare il Sindaco, ed è un potere che non deve delegare a nessuno. Nè all’ ex Sindaco, nè al gruppo consiliare uscente, nè a Siena, nè a Firenze nè al Monte dei Paschi nè a comitati di affari.

Qui mi discosto dalle dichiarazioni di Marco Nasorri, non credo si tratti di personalismi, qui si vuol imporre in tutti i modi un Sindaco dimezzato ed in telecomando. Stefano Scaramelli, una volta eletto sarà probabilmente sotto tutela, pare infatti che gli sia già stato imposto il vice nella persona di Fabrizio Felici.

Io sono un malpensante, e sento dire che Fabrizio Felici, dopo aver percorso Forza Italia e UDC, dopo aver ispirato la “lista civica per Chiusi” (fino a ieri all’ opposizione, ma che ha già chiesto di entrare in maggioranza), ha ripreso la tessera del PSI. Vista la differente statura politica e di potere, chi comanderà a Chiusi? Il Sindaco Scaramelli o il Vicesindaco Felici?  Sia chiaro io non contesto che questi due, appoggiati magari da Ceccobao, dal Monte dei Paschi, dai poteri forti abbiano tutto il diritto di farsi una lista per cercarsi il consenso per poter poi decidere dell’utilizzo del territorio di Chiusi.

Solo mi riempie di sdegno vedere il segretario comunale del mio partito, Paolo Giglioni in atteggiamento servile con i potenti di turno, e fare di tutto per mettere il partito e la città di fronte al fatto compiuto. Impedire questo scempio è salvare il partito. Salvare un partito (questo o altri) è salvare un patrimonio di vita civile, una ricchezza della nostra città. La politica si rinnova rottamando i dirigenti incapaci, non facendo liste civiche o nuovi partiti.