di Paolo Miccichè

La giornata era bella e sarà stata quindi la luce penetrante ma domenica ho vissuto con più evidenza il triste e progressivo crollo della Fornace, simbolo di una memoria storica che si disgrega e per questo, forse, di un futuro che ancora non si chiarifica. L’area circostante, assai degradata, allungava lo sguardo molto oltre la Coop: erbacce, reperti metallici e molte attività chiuse.

Sono poi colpito soprattutto dal frequente baluginare dei colorati cartelli di Vendesi e Affittasi: appartamenti ma anche attività commerciali. Il culmine nella foto allegata dove il negozio d’angolo sul fondo ha appena chiuso e gli altri – anch’essi inattivi da poco – alternano cartelli di affitto e di vendita.

“Eh si, c’è la Crisi”, questo è il “mantra” che si ripete e che…”toglie i peccati del mondo”. La crisi c’è ma se non si reagisce non se ne andrà da sola, almeno per quella che è la nostra parte.

E’ necessario portare più persone a conoscere e ad utilizzare questo territorio e i suoi servizi (soprattutto la filiera servizi-turismo); aumentare la popolazione sulla base di una logistica eccellente (vorrei tanto essere stato io stesso un precursore e non un caso isolato). Se non c’è movimento, se non aumentano le “visite”, riuscirà la popolazione indigena a garantire sviluppo o almeno la sopravvivenza alle attività artigianali e commerciali?

E’ necessario immaginare una strategia per il futuro, altrimenti meglio che torni la foschia, almeno…copre un po’.