di Paolo Scattoni

Un piano strutturale è molte cose. L’aspetto che è stato dibattuto su Chiusinews è quello della edificabilità. Il rozzo ma sempre efficace „dov’è che si mura?“.

Nel Piano strutturale di Chiusi un tale aspetto può essere sintetizzato da una tabellina con quattro colonne. Nella prima colonna ci sono le cosiddette Unità Territoriale Organiche Elementari (UTOE). Non credo di sbagliarmi di molto se indico a naso quelle di Chiusi Città, Chiusi Scalo, Montallese, Querce al Pino/Macciano e infine Montevenere. Nella seconda colonna della nostra tabella possiamo inserire le quantità di edificazione recuperabili dal riuso di aree dismesse o sottoutilizzate (p.e. Fornace, ex frigomacello, etc.). Nella terza colonna inseriamo i residui derivanti dalle previsioni del Piano Regolatore vigente del 1974 e, infine, nell’ultima colonna le quantità previste su suoli attualmente agricoli.

Bene, nel dibattito su Chiusinews in molti abbiamo detto che è possibile eliminare l’ultima colonna. Ci confortano le quantità fatte filtrare in cui si parla di 1.800.000 mc di cui 1.200.000 di recupero e residuo (seconda e terza colonna). Con quest’ultima quantità è possibile soddisfare alla grande tutto il potenziale fabbisogno. Allora è risolta anche la questione Querce al Pino. Quegli insediamenti produttivi potranno/dovranno essere localizzati altrove (per esempio nella area dell’ex frigomacello).

A coloro che propugnano la cancellazione di tutto il Piano (che ancora non conosciamo) vorrei raccontare la vicenda del Piano strutturale di Grosseto. Il responsabile scientifico di quel piano ha posto sin dall’inizio il problema della trasparenza e della tracciabilità (termine utilizzato in urbanistica la prima volta proprio in quel piano).

In cinque anni si è portato ad approvazione il piano strutturale di un comune capoluogo di provincia di grande estensione con livelli di complessità notevoli: costa, parco regionale, aree umide, aree archeologiche, notevole crescita di popolazione. La trasparenza si è raggiunta in maniera molto semplice: qualsiasi proposta deve essere resa pubblica. Non ci sono né proposte né richieste all’orecchio dell’assessore o del sindaco, ma solo richieste scritte depositate e ufficializzate. E’ una garanzia che può essere data solo dalla politica e in questo caso è stata data. Successivamente tutti i problemi rilevati sia dai cittadini che dai pogettisti vengono trattati esplicitando le possibili soluzioni alternative. Infine attraverso forme di partecipazione tipo Agenda21 quelle alternative vengono messe in discussione e valutate sia dai cittadini che dai progettisti e di questo confronto e valutazione occorre sempre tenere traccia. Il criterio di tracciabilità è quello che permette di risalire passo passo dal piano a come ciascuna delle scelte è maturata da una processo di decisione documentabile. Quel piano approvato definitivanebte nella primavera del 2006 è stato poi pubblicato sul numero 133 di Urbanistica. La più antica e prestigiosa rivista di urbanistica italiana.

Da tutto quel lavoro sono stati poi ricavati strumenti informatici che sono stati nessi a disposizione di chiunque voglia utilizzarli.

Cos’è successo a quel piano? Cambia amministrazione (arriva il centrosinistra) che eredita il piano malvolentieri. Decapita la dirigenza dell’Ufficio Tecnico (poi farà ammenda, per richiamarla due anni dopo). Nella formazione del Regolamento Urbanistico si torna al tradizionale sistema „opaco“ di formazione delle scelte. Se per il Piano strutturale si è riusciti a contenere i costi a meno di 400.000 euro, per il Regolamento Urbanistico se n’è già spesi oltre un milione. A quasi cinque anni dalle elezioni non si è ancora riusciti a portare il Regolamento urbanistico neppure all’adozione. Da notare che un regolamento urbanistico ha validità di cinque anni. Il primo effetto tragico di questo ritardo è la costruzione di un centro commerciale in una zona non prevista dal piano strutturale e con una viabilità di accesso penosa.

Tutto questo per dire cosa? La politica deve fare la sua parte senza estremismi e con molta saggezza.

Ho letto in alcuni interventi che a Chiusi occorre ricominciare tutto dall’inizio. Io credo invece che molto probabilmente sarà sufficiente azzerare la „quarta colonna“ della tabellina che ho ipotizzato e rivedere velocemente il tutto. Soprattutto inziare sin da subito ad adottare i criteri di tracciabilità e trasparenza.