di Michele Soci*

Ogni volta che a Chiusi ci si viene a trovare nel periodo elettorale sale in molti, me compreso, un forte senso di impotenza e di frustrazione. Per chi conosce almeno un po’ le bizzarre dinamiche di questo particolare comune del Sud della Toscana non dovrebbe essere difficile distinguere un’affermazione di questo tipo da quello che continuamente viene definito: “il solito disinteresse e allontanamento dei giovani dalla politica”. E’ sufficiente aver passato anche solo un paio di decenni in questo Piccolo Mondo Antico per riuscire ad adattare questa visione ad un contesto che oggettivamente si presenta ormai statico e prestabilito; sarà forse colpa del solito atteggiamento di chi è abituato a criticare senza prendere iniziativa, sarà forse la tradizione antica di restare più legati ai simboli e ai colori piuttosto che alle persone e alle idee, o forse, più semplicemente, il solito zoccolo duro di tutti quei voti che rendono impossibile qualsiasi tipo di cambiamento. Vero è che ogni volta che a Chiusi ci si viene a trovare nel periodo elettorale sale in molti, me compreso, un forte senso di impotenza e di frustrazione.

*Laureando in architettura presso l’Università di Firenze