di Carlo Sacco

Quello che afferma Paolo Scattoni (drastico contenimento delle nuove espansioni edificatorie, insediamenti produttivi nelle aree dismesse, ecc…) anche se oggi fosse puntualizzato in punti programmatici potrebbe essere facilmente scavalcato, per fare poi l’esatto contrario, in una situazione di mancanza di controllo dal basso. Ed è questo che manca oggi, e non mi si dica di no, nonostante i leali e buoni propositi di certuni dentro lo stesso Pd. Ricordo che le sollecitazioni, strada facendo, e gli appetiti esistono e dispiegano tutta la loro forza per condurre le decisioni fuori dall’alveo tracciato. In una situazione tale a chi dovrebbe rispondere il Pd? Alla cittadinanza ? A quella che supina ha accettato tutto senza battere ciglio in tutti questi anni?

Voglio riprendere anche ciò che ha detto Simone Agostinelli in un suo scritto precedente quando ha parlato che nel Pd confluiscono “spinte diverse, disomogenee, e di natura diversa, magari anche con settori che mai hanno fatto la militanza”. Se le parole hanno un senso, vorrei sapere perchè non si ragiona dell’amalgama che tiene insieme un tale partito e che difficilmente è un collante che salda e che tiene omogenea la gente di fronte ai problemi che possono diventare tragici. Vorrei che fosse il contrario ma l’esperienza fino ad ora gioca a sfavore. Ciò che passa e che si afferma o che rischia di affermarsi è la concretizzazione di interessi che nulla hanno a che vedere con quelli della cittadinanza e di noi tutti (le cementificazioni che Paolo Scattoni vorrebbe eliminare e indirizzare su aree dismesse).

Cose del genere sono purtroppo sempre passate sopra la testa di persone perbene che ieri militavano dentro il PCI, la DC o in altri partiti e oggi militano dentro un Pd. Ricordo a tutti che anche quando c’era molta più omogeneità (PCI) sono passati degli scempi e c’è stata permeabilità agli interessi di pochi, figuriamoci adesso cosa si rischia. In pratica, almeno a me fa questa impressione, una ”fusione a freddo” di anime diverse come dice Agostinelli (a freddo perchè è stata decisa dai dirigenti nazionali ai quali i vertici si sono accodati formando il partito delle tessere con minima o nessuna partecipazione e condivisione, ma tanta confusione), non fa altro che stemperare la compatezza degli interessi delle persone comuni (bene pubblico) per renderli supini agli interessi economici categoriali, dando a quest’ultimi una importanza tale da farli apparire forze trainanti di una gran parte dell’economia.
Termino dicendo una cosa: il tanto vituperato berlusconismo ha colpito in profondità la nostra società, molto più in profondo di quello che uno
immagini e per porre rimedio occorre contrapporgli una ”militanza diversa” da quella che oggi anche persone onestissime cercano di attuare fra mille difficoltà. A quest’ultime, spesso disincantate, mi piacerebbe, ricordare da dove viene il ”mostro”. Spesso tale ”mostro” abita dentro di loro e non veste i panni da mostro, ma da agnello. In tutti i sensi.