Il medico e scrittore Sergio Resta, residente a Chiusi, ci ha inviato un brano sul suo libro “L’ultima arrampicata” recentemente edito da Mursia. Lo pubblichiamo volentieri. Magari in attesa di una presentazione dell’opera qui da noi.


di Sergio Resta


«Babbo, sono Sergio, mi riconosci?»
«Ciao, Sergio», mi disse col suo disarmante sorriso buono. Mi chinai per baciarlo, era seduto sulla sua poltrona accanto al camino. Aveva la barba lunga e i capelli scompigliati. Non era da lui.
Quando arrampichi su una parete impervia, nel silenzio infinito della montagna, la tua vita è nelle mani del tuo compagno di cordata. Ci vogliono fiducia, rispetto, amore per scalare insieme: questo ha imparato Sergio dal padre Carlo.
Per anni padre e figlio hanno condiviso la fatica della parete, la paura del vuoto, la tensione della ricerca di un appiglio sicuro ma anche l’esaltazione della vetta finalmente conquistata, le gioie di un caffè consumato in quota.
Ma Carlo, malato di Alzheimer, la montagna da scalare è la vita quotidiana dove anche i gesti più banali costano la fatica di un sesto grado. In quest’ultima arrampicata non è solo: accanto a lui c’è il compagno di sempre, il figlio Sergio. Tenere con tutta la forza dell’amore la corda al quale è appeso il padre, non lasciare che precipiti nel buio della malattia e cercare passo dopo passo di metterlo in sicurezza. Scalare le giornate sapendo che non c’è una vetta da raggiungere ma continuare a salire, con forza e determinazione. Mai abbandonare un compagno, è la regola della montagna. Mai abbandonare un padre, è la regola della vita.


Un libro bellissimo e straziante, duro come la roccia, tenero come l’amore di un figlio.