di Luciano Fiorani 

Le nostre terre non sono marginali geograficamente, lo sono perchè fanno sempre più fatica a proporre all’attenzione generale prodotti ed idee. E anche rispetto a quei temi che si impongono all’attenzione generale, non solo non riusciamo a portare nessun contributo di riflessione, ma semplicemente ci limitiamo ad ignorarli. E non si capisce bene se per insipienza politica e culturale, per snobistica altezzosità o per motivi meno nobili. Le forzate dimissioni di Alessandro Profumo, amministratore delegato di UniCredit, hanno aperto una riflessione sul ruolo, il peso e la funzione delle fondazioni bancarie. Ma qui non c’è stato alcun accenno di discussione sul problema, eppure la ”nostra Fondazione”, quella del Monte dei Paschi, una qualche incidenza pare averla in queste zone.

Oggi, nel blog di Beppe Grillo, con la consueta schiettezza, si parla di fondazioni bancarie. E si richiama l’attenzione sul fatto che “ Il denaro compra consenso, voti, e questo è uno dei compiti occulti delle Fondazioni. Il meccanismo è molto semplice, “Le banche italiane distribuiscono la metà del profitto netto in dividendi agli azionisti. Le Fondazioni usano questi soldi per progetti no profit nel territorio. Gli utili delle banche sono spesi dalle Fondazioni per attività di loro scelta (il cui ventaglio possibile è molto ampio) per ottenere un vantaggio elettorale”. Il pezzo termina chidendosi provocatoriamente “La capitalizzazione delle banche italiane è tra le più basse d’Europa, in sostanza la cassa piange. Il meccanismo delle banche “mucche da mungere” che non reinvestono una parte importante dei profitti perché destinata ai partiti sta per finire. Il primo motivo è la crisi, il secondo le nuove regole di Basilea 3 che impongono l’aumento del capitale di copertura sui possibili rischi entro il 2013. La coperta è sempre più stretta, salteranno prima i partiti a livello locale o falliranno le banche?” Sono discorsi che non ci riguardano?

Solo negli ultimi anni a Chiusi sono piovuti dalla Fondazione del Monte svariati milioni di euro impiegati nei più disparati settori e nei modi più fantasiosi. Solo per citarne alcuni si posso ricordare gli interventi nell’edilizia scolastica, i restauri del duomo, il bocciodromo, la sede dell’Auser, la pensilona e il nuovo stadio. Da cosa era alimentata questa generosa attenzione lo sanno tutti. In molti sostengono che se nel tempo la Fondazione avesse investito massicciamente in infrastrutture invece di disperdere in mille rivoli i propri fondi avremmo oggi una realtà più moderna e funzionale e, forse, meno clientele. Ma di questi argomenti non c’è verso di parlarne. Anni fa ci fu un consistente contributo per ammodernare la linea ferroviaria Chiusi-Empoli, ma i soldi naturalmente furono utilizzati quasi esclusivamente per il raddoppio di un tratto della Siena-Empoli. I “pochi spiccioli” destinati a queste parti,  furono sciupati per realizzare dei ridicoli sottopassaggi nelle stazioni di Sinalunga e Montepulciano invece di eliminare, almeno, qualche pericoloso passaggio a livello. Quale logica ci fosse dietro quelle scelte è facile da capire.

 Ora i tempi sono decisamente cambiati e quella mucca darà sempre meno latte. Allora è ncessario che le poche risorse non vengano più sprecate e soprattutto bisogna pretendere che non vengano utilizzate per fare la campagna elettorale di qualche furbetto che frequenta i palazzi di piazza Salimbeni. Basterebbe poco, sarebbe sufficiente che  il partito-stato si convincesse a cambiare ragion d’essere. A Chiusi, nella campagna elettorale, tra i molti temi emersi si è fatto cenno più volte alla drastica diminuzione delle risorse che la nuova amministrazione si troverà ad affrontare; forse è utile anche individuare il punto (fornace? frigomacello? dormitorio?) in cui chiedere che vengano concentrati i “pochi” soldi che arriveranno da Siena.