di Enzo Sorbera

Si, ho avuto anch’io l’impressione di una serata che avrei fatto meglio a impiegare diversamente. Non mi pento, però, dato che era importante conoscere i risultati di un lavoro che, se presentava diverse ingenuità -e non solo di tipo “scientifico” (campionamento, valutazione degli errori distorsivi e altro dell’armamentario tipico dell’indagine statistica) -, ha comunque molto significato per una cittadina cosi piccola.
Oltre che l’età degli intervistati, avrei ritenuto rilevante conoscerne la distribuzione per genere (quante donne, ad es.), la distribuzione geografica di residenza (quanti dello scalo e quanti delle frazioni), la distribuzione per nazionalità, ecc. In ogni caso, è un dato importante che fa emergere indicazioni su cui riflettere con attenzione. Intanto, si conferma l’impressione generale di un andamento in peggio della situazione – con percentuali stratosferiche -, sottolinea come gli interventi effettuati su ambiente e frazioni siano apprezzati più di quanto non si sia fatto per l’associazionismo e le imprese. Significa che alcuni punti qualificanti dell’amministrazione ormai conclusa sono stati percepiti come adeguati e necessari.
Certo a chi, come me, fa parte di associazioni, dispiace che poco sia stato fatto per l’associazionismo.
In linea con la tendenza generale, – ma in contraddizione con quanto espresso nella precedente domanda – gli interventi che maggiormente stanno a cuore dei chiusini per il futuro riguardano l’occupazione (al primo posto), il rilancio del turismo e il sostegno alle imprese, seguito da viabilità, ambiente, interventi sulla struttura burocratica del Comune per lo snellimento e velocizzazione delle pratiche.
Ovvio che una struttura economica come quella chiusina, polverizzata in una serie di attività che, nel 90% dei casi, non raggiunge la massa di 150000 euro di fatturato annuo (ma vorrei avere i dati relativi ai volumi iva), se presenta le
chances di una consistente rotazione occupazionale, offre la vulnerabilità di un’erosione terribile della capacità occupazionale – che giustamente è vissuta come una difficoltà prioritaria -. In questo senso, lago e monumenti – oltre che un turismo di tipo “congressuale” – sono una risorsa da tutelare per irrobustirne la forza di richiamo.
Sul tema della burocrazia, credo sarebbe opportuno fare valutazioni di misurazione diretta: voglio dire, se per avere un certificato il tempo medio di attesa è di cinque minuti, perché per una pratica di commercio (o edilizia o di cittadinanza) il tempo 
si dilata? Occorre valutare se la strettoia temporale è “colpa” della macchina burocratica o se il problema sta nella quantità di passaggi che la pratica deve effettuare.
Il punto relativo all’integrazione – che è stato giustamente sottolineato – non credo sia preoccupante: secondo me la risposta è viziata dal fatto di essere inserita nel contesto delle priorità economiche per Chiusi. Che gli stranieri siano una risorsa è un fatto innegabile. Che debbano essere maggiormente coinvolti, beh, si tratta di trovare modi e tempi che non siano solo
una più sottile forma di esclusione (per intenderci, una sorta di “quote stranieri”: offensiva e controproducente).

Le note dolenti riguardano “l’amministrazione che vorrei” che indica un declino di fiducia nella sinistra come portatrice di soluzioni: un risultato preoccupante (almeno per la sinistra, of course) in cui balza prepotente in primo piano la necessità del rapporto con i cittadini e l’altro dato che, purché si faccia, non è importante la “colorazione” della squadra di governo (mi pare il 29% circa degli intervistati contro il 19% che vedrebbero bene una squadra di coalizione a sinistra).
Una considerazione a parte meriterebbe l’indicazione della continuità – auspicata dal 10% degli intervistati -, viziata secondo me dal fatto che ci sia un’eccessiva personalizzazione della figura del sindaco e del personale politico. 
Su questo ultimo punto, la mia idea è di tornare a prima di Segni e del suo ciclone podestatario; ma forse non ho ragione.
Per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini, ritengo che non possa essere rivendicata nei termini generici di un paternalismo volontaristico: c’è lo strumento delle primarie, ma vale poco (non posso incidere sul nome e la rosa dei candidati è pur sempre ristretta).
Allora, si abbia il coraggio di coinvolgere i cittadini nelle scelte dell’amministrazione e c’è un solo modo: coinvolgerli nelle politiche di spesa.
Altro che federalismo e castronerie similari!
Diciamo che per il 2012, l’amministrazione valuterà come spendere INSIEME ai cittadini il 3% del bilancio del comune: credo che vedremmo una partecipazione piuttosto consistente. Ovvio, si tratterà di trovare modi e termini: non sempre la trasparenza è una garanzia e spesso anzi è una forma più raffinata di opacità.