di Luciano Fiorani

Non conosco l’arabo, ma interpretare il messaggio che il vignettista ha voluto lanciare mi sembra abbastanza semplice. Negli Stati Uniti, cambiamento significa che chi ha fatto (al massimo) due mandati lascia la poltrona e va a casa, nel mondo arabo invece si cambia la vecchia poltrona solo per occuparne una più “comoda”. Forse è una mia impressione, però mi sembra che i nostri costumi politici, a guardar bene la vignetta, quando si parla di cambiamento politico, assomiglino assai di più a quelli di un mondo che per cultura, religione e costumi sentiamo estraneo che non a quelli di un paese con cui abbiamo condiviso più di mezzo secolo di storia.

Da noi, i politici (grandi e piccoli) interpretano il percorso di vita a senso unico: dalla società o dal lavoro alla politica e mai (salvo lodevoli eccezioni) in senso inverso. Questa norma non scritta ma ferrea, li induce a vestire immediatamente i panni del martire se gli si prospetta la possibilità di tornare in produzione. La regolina semplice semplice dei due mandati e poi al lavoro, introdotta per i sindaci e i presidenti di provincie e regioni, proprio non gli entra in testa. Ma mica solo a loro! Anche alla gran parte dei cittadini normali, alla lunga, questa nostrana bizzarra consuetudine ha finito per sembrare normale. Perchè, evidentemente, fanno più presa di quanto si creda  frasi del tipo ”non si può disperdere l’esperienza acquisita”, che il politichese ha creato per la circostanza. E’ vero che tra il popolino ancora circola il detto “morto un papa se ne fa un altro” ma oramai questa saggezza, retaggio della civiltà contadina, trova solo un’applicazione letterale in Vaticano. In tanti paesi occidentali, dopo due mandati, si liberano (anche di fior) di politici, semplicemente perchè quella è la norma, senza che questo abbia mai fatto finire qualche istituzione a gambe all’aria.

Il Partito Democratico, il più “americano” dei partiti oggi su piazza, si è subito innamorato del rito delle primarie ma di congedare chi ha già svolto due mandati non ne vuol sapere. A Chiusi, per le prossime elezioni, il dilemma che arrovella quelli del Pd è la scelta del candidato a sindaco: Ciarini o Scaramelli? Ma il pensiero che entrambi abbiano già svolto due mandati (il primo come sindaco e il secondo come assessore) più che imbarazzarli, evidentemente, li rassicura, perchè “hanno acquisito quell’esperienza che non si può disperdere”. E andranno avanti così, tranquillamente, fino a quando i cittadini, all’improvviso, decideranno che certe minestre riscaldate non vogliono più sorbirsele. Sarà per stavolta, la prossima o quella successiva ancora?