di Raffaello Battilana.

Il Consiglio Europeo di Bruxelles, giovedì scorso, ha preso una decisione molto importante che avrà riflessi concreti per tutti i Paesi dell’Unione, ma in particolar modo per l’Italia. La decisione riguarda il sistema di calcolo del debito pubblico di ogni Paese aderente.

Come noto il debito pubblico di ogni Stato dell’Unione ( e cioè la somma dei deficit annuali che lo Stato ha cumulato negli anni a fronte dei quali ha emesso BOT, BTP e CCT) non deve superare il 60% del Prodotto Interno Lordo (l’insieme dei beni e servizi prodotti da un Paese in un anno).

Nonostante in questo ultimo anno il rapporto debito/PIL sia cresciuto anche in Stati molto piu’ virtuosi di noi, in Italia ha raggiunto la bellezza del 118% del PIL! Questa montagna di debito, oltre a rappresentare una pesante eredità per le generazioni future, è un freno potentissimo alla crescita perchè ogni anno il Ministero dell’Economia deve stanziare circa 70 miliardi di euro per pagare gli interessi sui BOT, BTP e CCT emessi negli anni, anziche’ utilizzarli per favorire la crescita economica o per il welfare.Questo se il livello dei tassi è basso, come in questo periodo.

Se il livello dei tassi cresce, come avviene sempre in concomitanza con un positivo andamento dell’economia, questa  cifra del tutto improduttiva aumenta ancora. Come aumenterebbe se i mercati ritenessero poco affidabile il nostro Paese e costringessero quindi il Tesoro ad aumentare i tassi sui Titoli di Stato per farli sottoscrivere.

La decisione di giovedi’ scorso, che dovrà essere fatta propria dalla Commissione Europea, introduce il concetto di sostenibilità del debito e considera altri parametri: il debito ed il risparmio complessivo delle famiglie, delle imprese e delle banche. Ed ecco che l’Italia, utilizzando questi nuovi parametri, si trova in Europa al secondo posto per la sostenibilità del debito, seconda solo alla Germania.

E’ cosa nota infatti che gli italiani sono ancora grandi risparmiatori e la maggior parte del nostro debito pubblico è detenuto dagli italiani stessi. Del resto i mercati se ne erano già accorti. Dopo lo scoppio della crisi greca i titoli di Stato italiani hanno continuato ad essere sottoscritti in grande quantità.

Ed è un grande bene per tutti noi.