La Festa della Toscana 2010 è dedicata ai 150 anni dell’unità d’Italia. Sabato 27 novembre alle ore 17,30 nella sala S.Francesco verrà presentato il libro di Andrea Possieri, Garibaldi. Saranno presenti oltre all’autore Emanuela Costantini dell’università di Perugia e Marino Demata ex professore di liceo. Andrea Possieri, nato a Moiano, è uno storico e saggista che collabora con il Dipartimento di Scienze storiche dell’Università di Perugia. Dopo la laurea in Scienze Politiche all’Università di Perugia, ha conseguito il dottorato di ricerca all’Università di Bologna nel 2005 e ha fatto parte di numerosi progetti di ricerca. Autore di saggi e lavori per Mondadori, Rizzoli e Lindau, per la casa editrice il Mulino ha pubblicato: «Garibaldi» (2010) e «Il peso della storia. Memoria, identità, rimozione dal Pci al Pds» (2007) che ha vinto il premio Minturno come migliore opera prima in storia contemporanea.

Per l’occasione abbiamo rivolto all’autore alcune domande sulla sul libro che presenterà a Chiusi.

Chiusinews: Abbiamo visto che terrà delle lezioni per l’Università popolare di Chiusi sull’unità d’Italia. La presentazione del libro rientra anche in questa sua attività?

Possieri: Qualche mese fa il professore Carmine De Vivo mi chiese se ero interessato a fare qualche lezione per l’Università popolare di Chiusi sul tema dell’unità nazionale. Accettai con piacere l’invito del mio ex professore di Liceo anche perché da alcuni anni mi stavo occupando delle vicende risorgimentali e a metà novembre sarebbe uscito un mio libro su Garibaldi. Una biografia ragionata che aveva l’ambizione di tenere assieme il rigore scientifico con l’aspetto divulgativo e che era stata pensata all’interno di una collana (della casa editrice Il Mulino) il cui nome era anche un programma politico-culturale: l’identità italiana. Pochi giorni dopo questa chiacchierata venni contattato dall’amministrazione comunale di Chiusi per curare gli aspetti “burocratici” dei corsi dell’Università popolare e poco dopo è scaturita la proposta, da parte dell’amministrazione comunale, di presentare il mio libro nella città di Porsenna. Un’amministrazione, devo sottolinearlo, che mi è sembrata molto sensibile a questa attività culturale. E in questo bizzarro periodo storico in cui sembra che l’Italia si stia sbriciolando, sia come comunità storico-culturale che come entità giuridico-statuale, è un dato politico significativo.

chiusinews: Perché Garibaldi?

Possieri: La scelta di scrivere un libro su Garibaldi è stata una richiesta dell’editore e non una mia proposta. Tutte le mie ricerche avevano avuto un taglio novecentesco e non pensavo proprio di dovermi tuffare nell’Ottocento. Per di più, io non ho una formazione risorgimentale e non ho nessuna nostalgia per la retorica patriottarda sabauda fatta di baffi, onore e virtù militari. Da un lato, è stata una sfida intellettuale, dovendo confrontarmi con categorie di analisi, fatti e uomini molto differenti da quelli avevo frequentato per anni. Dall’altro lato, è stato un onore sia per il prestigio della casa editrice che mi ha chiesto l’opera, che per la collana che ospita il libro. Il primo volume di questa collana faceva parte del corso monografico di Sociologia Politica del 1999 che io portai all’esame. A distanza di più di dieci anni mi sono trovato a chiudere con un mio libro quella collana. Emozionante, no?

Chiusinews: E’ una biografia o una lettura di fatti e personaggi del risorgimento?

Possieri: Si tratta di una biografia ragionata che ha cercato di salvaguardare il più possibile l’aspetto cronologico per rendere più agevole la lettura di un pubblico di non specialisti. Inizialmente avevo pensato ad un libro differente: volevo scrivere come Garibaldi era stato “pensato”, “celebrato” e “rappresentato” negli ultimi 150 anni. Con il passare degli anni, dell’attività didattica e delle ricerche, però, mi sono reso conto che Garibaldi è un personaggio noto a tutti ma sono pochissimi coloro che conoscono effettivamente la sua vita. A parte le imprese eroiche che si studiano a scuola – anzi, che forse si studiavano a scuola – la stragrande maggioranza degli studenti e dei cittadini ignora la sua vita giovanile, il periodo sudamericano, le sue scelte politiche e anche gli aspetti più discutibili della sua biografia. Non ricordo, per esempio, di aver mai sentito, da studente o da dietro una cattedra, una domanda su Garibaldi al di fuori della spedizione dei Mille. Nulla. Il vuoto assoluto. Allo stesso tempo, però, ho spesso ascoltato una lunga serie di giudizi morali sulla vita di Garibaldi: è un eroe per alcuni, è un cialtrone per altri.

chiusinews: Che taglio ha voluto dare all’opera?

Possieri: Proprio per quel che dicevo prima, di solito i biografi di Garibaldi, e conseguentemente i lettori, si sono sempre divisi su chi “parlava bene” e chi “parlava male” del nizzardo. Io mi sono limitato a “parlare” di Garibaldi. Senza aggettivazioni e cercando di cogliere alcune linee interpretative di lungo corso che superano la vita stessa del nizzardo. Garibaldi, infatti, lascia un’eredità politica che non si arresta con la sua morte ma che prosegue per molti decenni e arriva fino al Novecento. Di questo ne parlo brevemente nel primo capitolo che è l’unica parte del libro tematizzata e non propriamente cronologica. Di fatto, però, Garibaldi ha lasciato all’Italia un’eredità controversa: da un lato è stato uno dei protagonisti indiscussi della costruzione dello Stato italiano e dall’altro lato, con la sua azione, ha spesso messo in crisi le radici storiche di quello Stato che aveva contribuito a costruire fondando una tradizione politica sovversivo/ribellistica, non sempre in linea con quell’immagine del patriota indefesso che è stata costruita dopo la sua morte.