di Luciano Fiorani

Nella riunione di irei sera i dirigenti del Pd hanno deciso di non decidere. Al documento presentato dal segretario Giglioni ne è stato contrapposto un altro firmato da Zazzaretta, Benicchi, Trabalzini, Nasorri, Ciarini, Agostinelli e altri. Non si è votato nè l’uno nè l’altro. La differenza sostanziale tra le due proposte, oltre al giudizio sulla situazione politica a Chiusi, è il nodo di Querce al Pino. Nel documento Giglioni, per cavarsi d’impaccio, si rimanda la decisione alla futura amministrazione, mentre in quello (chiamiamolo Zazzaretta) si dice chiaramente che quella scelta è sbagliata e non s’ha da fare.

Ceccobao naturalmente è con Giglioni e difende la scelta di edificare a Querce al Pino motivandola con la necessità di attrarre imprese.

La situazione non si sblocca e di rinvio in rinvio si va verso le elezioni nell’incertezza più totale. Il tempo naturalmente gioca a favore di chi vuole che nulla cambi e nascondendosi dietro i rinvii spera di portare a casa quello che vuole, e cioè la candidatura Scaramelli e soprattutto la possibilità di edificare a Querce al Pino.

Mercoledì è il nuovo appuntamento, con la presentazione di un nuovo documento che dovrà unificare le diverse posizioni. Come questo sia possibile solo i dirigenti del Pd possono spiegarlo, perchè come giustamente è stato fatto notare nell’assemblea indetta da primapagina su Querce al Pino non ci sono vie di mezzo o è si o è no; come della famosa ragazza, non si potrà dire che è un po’ incinta.

Venerdì poi ci sarà l’incontro con le altre forze politche per cominciare a discutere di programmi. Nulla è invece stato deciso per quanto riguarda le candidature e neppure su come arrivarci. Insomma, indecisi a tutto, come diceva Flaiano.

E intanto il tempo passa. Ora il gioco è chiaro: arrivare a ridosso delle elezioni con una proposta da bere o affogare. Ma nel paese è cresciuta in questi mesi la consapevolezza che in ogni caso la scelta sarà tra la continuità dell’epoca Ceccobao e il voltar pagina. I Benicchi, Zazzaretta & C sanno che possono contare su gran parte dell’opinione pubblica anche al di fuori del Pd. Continuare a giocare ad un gioco truccato ormai ha più poco senso. Le carte buone le hanno in mano loro, speriamo che le sappiano giocare bene, e per giocarle bene è assolutamente necessario che la discussione esca dal chiuso delle stanze, dove i capibastone hanno sempre la meglio, e rivolgersi direttamente ai cittadini. L’assemblea di primapagina dovrebbe aver insegnato qualcosa.