di Luciano Fiorani

C’è più poco da dire, resta invece qualcosa da fare. Mancano ormai poco più di due mesi alla scadenza elettorale (15/16 maggio) e il tempo per la presentazione delle liste è agli sgoccioli. Allo stato attuale si può dire che mentre a destra una lista ci sarà sicuramente (quella della professoressa Fiorini) nel centro sinistra ancora nulla è definito anche se le posizioni appaiono ormai ben delineate. C’è una parte pervicacemente arroccata su posizioni di conservazione dello status quo, senza idee o programmi se non quelli di continuare nel solco delle passate amministrazioni e con un candidato che (pur facendo finta che non ci sia) è da mesi in campagna elettorale.

Dall’altra ci sono i così detti “rinnovatori” del Pd, Sel, Rifondazione e larga parte della società civile (non solo di sinistra) che per i programmi presentati e le posizioni espresse possono definirsi la vera novità di questa tornata elettorale. Le cose sembrerebbero fatte, e la gente comune non capisce cosa si aspetti ancora a uscire pubblicamente con una proposta unica che, ci sentiamo di dire, è fortemente attesa.

Ma c’è un ultimo ostacolo: l’agire consolidato dei partiti e il cerimoniale della politica che impongono ai protagonisti un comportamento da innamorati troppo timidi; “Dichiarati prima tu”, “No fallo tu il primo pronunciamento”, “No, no, non vorrei essere frainteso”, “Se veramente ci tiene, dovrà pur pronunciarsi lui”, e via di questo passo. E così mentre resterebbe solo da “cacciare le carte” si aspetta e passa il tempo, col rischio che una proposta bella e pronta svanisca nel nulla con grave danno per il paese.

Che serva un “ruffiano” per ammogliarsi o, come si diceva nella sinistra di una volta, una levatrice della storia? La prossima settimana è quella decisiva. O si da forma alle speranze di cambiamento che tanta parte della città chiede a gran voce o ognuno per la sua strada, con conseguenze (sia chiaro) negative per tutti, per tutto e per lungo tempo.