di Claudio Provvedi

Voglio raccontarvi due storie, la prima accaduta ad un sopravvissuto di Aushvitz, l’autore ebreo  Elie Wiesel.  Racconta questi che una sera, al ritorno dal lavoro, i prigionieri trovano tre forche a cui devono essere impiccati tre prigionieri. Vengono impiccati due adulti e un bambino. I prigionieri devono assistere all’ esecuzione. I due adulti muoiono subito, mentre il bambino è così leggero, che appeso, agonizza più di mezz’ora. “Dietro di me – scrive Wiesel – udii un uomo domandare:  Dove è dunque Dio? E io sentivo in me una voce che gli rispondeva: “Eccolo: è appeso lì a quella forca…”.

 L’ altra storia riguarda me.

 Tempo fa fui avvicinato da  un testimone di Geova che  mi stava facendo l’ elenco delle “malefatte della Chiesa”, e usava gli stessi triti argomenti di Luca Scaramelli e Carlo Sacco nei loro commenti all’ articolo di Luciano Fiorani. Alla fine gli posi io una domanda: -Se le parlassero tanto male di sua madre, le dicessero che si è prostituita e che è una grande troia ecc., lei per questo cesserebbe di amarla?- Certo che no! -Mi rispose. Ecco, gli dissi, per me è la stessa cosa, la Chiesa è la madre che mi ha generato alla fede, la stessa fede nello stesso Dio e Padre di Gesù, la fede in una giustizia che va ben oltre le nostre meschine aspettative. Una giustizia che riguarda tutte le vittime innocenti della storia.

 Dico queste cose perché ieri 28 dicembre la Chiesa fa memoria dei Santi innocenti, i bambini uccisi da Erode il Grande, per paura del Messia che doveva nascere a Betlemme.  Anche i  vangeli sono  quattro storie. Narrazioni della passione e resurrezione di Gesù, preceduti da un ampia introduzione.  Luca e  Matteo fanno ulteriormente precedere tutta la vicenda di Gesù da due capitoletti che ci parlano della sua infanzia. Come una ulteriore prefazione. Piccole storie nelle quali è condensata tutta la storia della salvezza dell’umanità. Dal primo uomo al giorno in cui Dio, personalmente, asciugherà le lacrime di ogni creatura, di ogni vittima. Da quei pochi versetti si intravede il “disegno politico” di Dio: consegnare alle vittime l’autorità del giudizio definitivo sulla storia.  A Gesù, ai bambini di Betlemme, al bambino impiccato, a tutti i crocifissi della storia! Perché solo le vittime hanno il potere di usare misericordia per il carnefice. Nessuno può perdonare per conto terzi! Non può esistere una giustizia che non renda giustizia a chi è già morto ingiustamente. Un Dio che perdonasse i torti che lui stesso non avesse subito non sarebbe meritevole di fiducia.  Io stesso, se  non fossi Cristiano, sarei già passato alla lotta armata! Se lo sono lo devo però alla mia Chiesa, che mi è stata causa di tante sofferenze, dove vedo arrivismi, camarille e andazzi poco edificanti, ma che mi ha consegnato con il battesimo e con la Parola quella fede che vale la mia riconoscenza inesauribile.